The International Journal of Museum studies > Call for papers > Entro 30/06/2024
22/05/2024
Il prossimo numero della Rivista – in uscita a fine 2024 – è dedicato ai musei di storia. È una categoria di musei che a livello internazionale è unita ai musei di archeologia, tanto è vero che il Comitato internazionale di ICOM è l’ICMAH, l’International Commitee of Museums of Archeology and History, mentre in Italia è distinta e questo è un primo aspetto su cui vorremmo porre l’attenzione, ricercandone le ragioni nella storia dei musei italiani e ponendo esplicitamente la questione se è una distinzione che ha senso oggi.
La seconda questione è quella del perimetro entro cui contenere una categoria di musei molto più eterogenea di altre, già a partire dalla sua individuazione da parte dell’UNESCO che, anche se solo a fini statistici, include in essa «i musei con collezioni di cimeli storici, i memoriali, i musei di archivi, i musei militari, i musei dedicati a personaggi storici, i musei di archeologia, i musei di antichità ecc.» e cioè tutti i musei che si propongono di «presentare l’evoluzione storica di una regione, di una zona o di una provincia per un periodo limitato o di lungo periodo».
Krzysztof Pomian, anni fa, nel ricercare il momento in cui la storia era entrata nei musei, tra fine Sette e inizi Ottocento, non senza difficoltà, aveva acutamente messo in rilievo che, da allora quasi tutti i musei potevano essere considerati musei di storia, pur esistendo al loro interno dei musei che sono tali perché tali si definiscono. Quali criteri possiamo adottare per definire i confini di questa galassia, al cui interno – con tutta evidenza – si delineano gruppi con una loro propria, distinta evidenza, dai musei militari, ai musei dedicati a singole personalità che sovente sono delle case museo, ai memoriali, affini per certi versi ai monumenti, per altri ai «luoghi di memoria», sino ai musei di sito (come i musei o centri di interpretazione delle battaglie, per fare un esempio) o ancora complessi monumentali che si presentano come «musei della loro storia»?
Un altro aspetto che ci sembra degno di essere esaminato è il nuovo carattere assunto dai musei di storia del Novecento che, anziché glorificare il passato, ne mettono in rilievo la negatività, dedicandosi ai suoi momenti più bui, dalle guerre agli stermini, rovesciando in alcuni casi la missione stessa di musei nati, ad esempio, per celebrare le conquiste coloniali, attraverso progetti di «decolonializzazione».
Come e in che misura musei dedicati agli orrori del passato – andando indietro nel tempo troviamo anche i musei dedicati allo schiavismo – riescono a farsi portatori dei valori inversi: la pace, la democrazia, l’uguaglianza, la fraternità, i diritti universali dell’umanità? E con quali risultati, considerata la situazione attuale in cui la guerra e la sopraffazione sono una realtà sempre più vicina a noi?
E anche quanto questo atteggiamento di critica radicale del passato influenza i musei nazionali o, per altri versi, ne ha impedito la nascita negli scorsi decenni, con il fallimento, ad esempio, del Museo di storia della Francia voluto dal presidente Sarkozy e mai nato? Quanto un museo come quello dell’Europa di Bruxelles rappresenta una reale alternativa ai musei nazionali?
Questi sono solo alcune delle questioni che si possono affrontare, altre ci auguriamo possano venire attraverso questa richiesta di contributi.
Ne aggiungiamo due su tutte, a nostro avviso cruciali: oggi la comunicazione della storia rivolta al grande pubblico ha a disposizione altri media: dal cinema alla televisione, alla rete in particolare. Quanto questi media, con i loro linguaggi innovativi e coinvolgenti, costituiscono dei concorrenti vincenti dei musei, ponendoli in una posizione di seria difficoltà e in coda nelle preferenze del pubblico?
In parte legata a questa questione ce n’è un’ultima, forse la più importante e aperta: come si può comunicare la storia in un museo, emancipandosi dai modelli tradizionali dell’esposizione dei cimeli o dei musei in cui prevale la comunicazione scritta?
I contributi dovranno pervenire alla direzione scientifica della rivista (Giuliana Ericani: giuliana.ericani@gmail.com; Daniele Jalla: daniele.jalla@hotmail.it) entro il 30 giugno 2024.
Per le norme redazionali cfr. www.libraweb.net/Norme. Non saranno accettati contributi non adeguati alle norme redazionali dell’Editore.
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