Vanni Scheiwiller: alla scoperta di un pesciolino d’oro in un mondo di squali

02/09/2024

C’era una volta Vanni Scheiwiller: piccolo editore; milanese; apripista di una generazione di professionisti geniali; amico di Bruno Munari, Ezra Pound e Alda Merini; figlio d’arte; figura di spicco del panorama culturale italiano di metà Novecento. Un pesciolino d’oro, speciale e delicato, in un oceano abitato solo da squali.


Insomma, un personaggio tanto interessante e intrigante che gli studenti del corso di Metodologia progettuale della comunicazione visiva del Biennio Specialistico in Comunicazione e Didattica dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Brescia SantaGiulia, guidati dai docenti Eletta Flocchini e Davide Bassanesi, hanno dedicato proprio a lui, editore di oltre tremila titoli d’arte e letteratura nel corso della sua carriera scomparso nel 1999, un percorso monografico. 


Esito richiesto al termine del corso? Una sceneggiatura per dimostrare il raggiungimento di uno degli obiettivi del percorso di metodologia progettuale della comunicazione visiva: narrare una storia, creando una storia.

In realtà il risultato finale è stato ancor più affascinante! La didattica, infatti, è presto diventata un omaggio a una figura unica, tutta da scoprire, ed è stato girato anche un video che raccoglie una serie di pensieri con cui gli studenti hanno voluto onorare Vanni, quasi come fosse uno di famiglia di cui ricordare le opere importanti e tramandare gli insegnamenti più significativi. 


Ma andiamo con ordine e ripercorriamo dall’inizio questo viaggio che è nato in aula, ma ha portato questo gruppo di studenti in giro per tutto il nord Italia, da Milano a Rovereto, e anche più lontano, grazie al prezioso ausilio della tecnologia.


Nel corso del primo semestre, i ragazzi e le ragazze del biennio hanno lavorato sul tema del documentario d’arte: hanno esaminato gli elementi fondamentali della comunicazione visiva e studiato i prodotti audiovisivi per comprendere il concetto della narrazione artistica, per poi passare, nei mesi successivi, all’analisi del personaggio, fatta di ricerca e sperimentazione.

La sceneggiatura di un documentario come sostiene Davide Bassanesi, regista che ha supportato i ragazzi per il progetto, infatti, non è un atto naturale, ma una sequenza di passaggi in cui gli strumenti tecnici incontrano conoscenza e studio e arrivano a far parlare i documenti raccolti dando una dimensione umana a una selezione di testimonianze ed esperienze complessa da armonizzare. 


Così gli studenti hanno visitato la mostra “Bruno Munari. Tutto”, proprio perchè insieme a lui, Vanni ha ideato e reso realtà la collana Il Quadrato; hanno intervistato Sigfried De Rachewiltz, nipote di Ezra Pound, grande amico dell’editore Scheiwiller; hanno dialogato con Marina Bignotti e Chiara Negri, che per diversi anni hanno collaborato gomito a gomito proprio con Vanni; si sono recati al Centro Apice e all’Archivio del ‘900 del Mart di Rovereto per analizzare metri e metri lineari di documenti e libri d’artista unici nel loro genere.


Una volta raccolti tutti i materiali utili alla costruzione del contenuto del documentario, gli studenti sono passati alla parte creativa: hanno cercato di sintetizzare il profilo umano, professionale e artistico di Vanni in una sceneggiatura di tipo narrativo che raccontasse proprio il suo rapporto con il mondo dell’arte. È stata posta una sola condizione: tutto questo doveva essere riassunto in meno di 56 minuti!


I ragazzi hanno accettato la sfida con entusiasmo e si sono messi al lavoro, in due gruppi, e in cinque step hanno cercato di delineare gli aspetti più importanti del loro documentario: idea, soggetto, trattamento, scaletta e sceneggiatura sono stati al centro delle loro lezioni per intere settimane. 

Seguendo un rigido canovaccio, quindi, hanno definito i testi, dalle interviste all’audio speakerato di sottofondo, le musiche di accompagnamento e le immagini protagoniste della narrazione cinematografica con l’obiettivo di raggiungere un equilibrio perfetto tra ciò che si sente e ciò che si vede nel documentario.

È stata così prodotta una fitta serie di sequenze, le une strettamente legate alle altre, in un movimento ritmato e allegro fatto di voci, domande, scelte di ripresa, stacchi musicali, selezione di parole, fonti, fotografie, documenti, luoghi, inquadrature, personaggi, location in cui riprendere i protagonisti, animazioni, tempi e suoni. 

Una miriade di elementi hanno trovato il loro posto in armonia e hanno restituito il ritratto di Vanni Scheiwiller visto attraverso gli occhi degli studenti del Biennio di Didattica.
È nato così un racconto moderno e intenso, espressione del linguaggio innovativo ma esperto di chi sta sperimentando come descrivere e raccontare ciò che ha reso grandi personaggi come l’editore Scheiwiller.


Sono state scritte due sceneggiature che i docenti, dopo la presentazione in aula dei team, hanno valutato secondo alcuni criteri: l’accuratezza della proposta, fatta di pensiero profondo e selezione dei dettagli; l’originalità del lavoro; la relazione tra documenti d’archivio e narrazione; la verosimiglianza di quanto proposto con la realtà; la scrittura delle scene e la redazione dei testi.


Si è trattato di un progetto veramente corposo con cui Eletta Flocchini e Davide Bassanesi, docenti ed esperti del mondo della comunicazione dell’arte, hanno voluto mettere alla prova i ragazzi. Lo scopo era quello di guidarli alla scoperta della complessità e della trasversalità del lavoro documentaristico, così creativo e allo stesso tempo scientifico, ma anche di stimolarli proponendo loro la realizzazione di un prodotto audio video, un tema che non sempre trova spazio nei percorsi tradizionali.


Ma non è finita qui!

Nel 2000 Alda Merini ha pubblicato un’opera, Vanni avevi mani lievi”, omaggio proprio all’editore milanese, che grazie all’intuizione del regista Davide Bassanesi è divenuta ispirazione per il titolo di un video dove i protagonisti del racconto sono diventati proprio gli studenti.

Ai ragazzi, infatti, è stato chiesto di portare un manufatto, un ricordo, un pensiero, riconducibile al lavoro di Vanni Scheiwiller e sintesi delle suggestioni che hanno ispirato mesi di analisi e approfondimento sulla sua figura. Alcuni oggetti scelti sono di uso quotidiano, altri sono stati creati proprio per il video; altri ancora hanno un significato molto personale, legato alla relazione che gli studenti hanno sviluppato con Vanni durante l’esperienza didattica alla scoperta del suo vissuto e della sua professione.


Tutti gli oggetti, dopo aver alimentato il ricordo di Vanni nel videoracconto, hanno trovato il loro posto in una cartellina dorata portadocumenti, espressione della professione dell’editore che era solito raccogliere i materiali e i documenti a cui stava lavorando, in modo meticoloso e organizzato, proprio in buste rigide di cartone tenute insieme dallo spago. 


Un viaggio, una strada da percorrere attraverso la vita di Vanni Scheiwiller, che ha condotto gli studenti fino nel profondo, nell’anima di questo pesciolino d’oro, tanto prezioso e straordinario, da essersi ricavato il proprio spazio non solo nel mare di squali che lo circondavano, ma anche nel cuore degli studenti del biennio in Comunicazione e Didattica dell’Arte dell’Accademia SantaGiulia che hanno potuto conoscerlo, apprezzarlo e amarlo attraverso l’eredità brillante che ha lasciato a tutti noi. 

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